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Oltre la tela: articolo su “La Città” di Teramo

OLTRE LA TELA. CONVERSAZIONI SULLA PITTURA

Lo psicanalista Anthony Molino incontra e dialoga con sette artisti italiani

La Città, quotidiano di Teramo

Claudio Amicantonio firma un articolo su “Oltre la tela” per La Città, quotidiano di Teramo, del 26 marzo 2021:

Un’opera d’arte pittorica è destinata a rimanere avvolta e preservata dal silenzio. Il flusso di significati che illumina e comprende continuamente la realtà grazie all’intenzionalità del linguaggio va in frantumi di fronte al silenzio della tela che comunica senza poter essere inquadrata da alcun significato, “poesia che si vede e non si sente” sentenziava Leonardo da Vinci.

In Oltre la tela. Conversazioni sulla pittura, pubblicato da Edizioni Mondo Nuovo e arricchito dalle riproduzioni di numerose opere, Anthony Molino, psicanalista di formazione anglo-americana, vastese di adozione e pluripremiato traduttore di letteratura italiana in inglese, “ci accompagna non solo negli studi degli artisti suoi interlocutori, ma nell’atelier dei loro pensieri, delle loro idee, dei meandri associativi da cui emergono e vengono sbozzate le loro opere”, scrive Rosita Lappi, direttore della rivista d’arte Aracne, nell’Introduzione. Tramite l’incontro e il dialogo con sette importanti pittori italiani (Claudia Alessi, Alfonso Fratteggiani Bianchi, Silvia Infranco, Ignazio Schifano, Vincenzo Scolamiero, Manuela Sedmach e Marco Stefanucci), Molino si cimenta nell’arduo tentativo di spezzare il silenzio della tela e di costruire un faticoso quanto significativo avamposto linguistico “per raggiungere il bagliore fugace di un remoto senza tempo” da cui la tela, che noi crediamo di osservare, ci osserva e ci parla.

“Non si tratta” – come scrive Molino – di una serie di interviste fatte di “domande pret-à-porter, nei tempi asfissianti in cui scambiarsi due battute (anche a distanza), nell’atteggiamento reverenziale che situa l’artista in una luce tutta sua, da cui emanano parole poco meno che oracolari”, ma – al contrario – di un incontro vero in cui l’individuo scompare per far posto alla forza – o alla debolezza – creatrice da cui emergono le parole silenziose di significati irraggiungibili, ma nel contempo prossimi.

Tra le domande di Molino e le risposte degli artisti, che costituiscono l’ossatura di questo prezioso esperimento editoriale, affiora l’atavica volontà dell’uomo di cogliere la verità, rinunciando – nell’atto stesso in cui lo si utilizza – al linguaggio e alla luminosità razionale che lo contraddistingue, per rincasare nell’alogica, ma non illogica, apertura di significato che la tela stessa squarcia nella robusta trama della realtà quotidiana e razionale costruita dal linguaggio.

Al di là della secolare questione del rapporto tra linguaggio ed essere, in cui l’arte tende ad oscillare tra i due estremi dell’artigianato incapace di “dire la verità” e la visione mistica di una via d’accesso privilegiata al vero, il percorso dialogico di Molino ha il merito di interrogarci e di inquietarci, predisponendoci all’ascolto e alla ricerca del vero, da qualunque parte provenga la risposta.

Fonte: Claudio Amicantonio, articolo su La Città, quotidiano di Teramo, del 26 marzo 2021

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