L’emozione è l’origine. È quella che mette in moto la nostra interpretazione del mondo. E dentro quella rappresentazione del mondo noi viviamo.
L’emozione dell’origine non conosce ancora il tempo: è prima del tempo, lo genera.
Quando entra nel tempo, l’emozione diventa storia, racconto;diventa romanzo oppure un film. Diventa qualcosa che si “adegua” al tempo; qualcosa che ha un inizio e una fine; riconoscendo la potenza del tempo. Così l’uomo entra nella Caverna e dimentica l’Aperto.
In questo modo non c’è più tragedia. C’è solo la nostra storia. Non soffriamo più per la nostra distanza dall’assoluto, ma solo per il colore delle scarpe da comprare.
Se, invece, l’emozione si “rifiuta” di entrare nel tempo, se non riesce a “conciliarsi” con l’offerta che trova dentro questo nostro mondo, diventa poesia. Perché esiste una esclusione tra poesia e tempo: “l’attività poetica dovrebbe condurre alla scoperta di un ritmo diverso dal tempo” (Simone Weil).
Ma forse non basta dire poesia, per dire l’emozione dell’origine; per dire no al tempo occorre che la poesia sia breve; quanto più breve possibile: “nella sua dissertazione su Pindaro, Holderlin parla della forma suprema dell’arte: “la brevità condensata, lo stile breve e raccolto”.
Se la poesia invece diventa dis-corso, e si lascia catturare dal tempo, diventa un’altra cosa. È vero che in questo modo è più metabolizzabile sul mercato degli uomini, ma è un’altra cosa.
Occorre che ogni parola della poesia senta il pericolo di perdere il contatto con l’emozione, e diventare così solamente tempo. Non si tratta di far entrare nella poesia l’emozione come emozione (sarebbe impossibile), ma di contenerla dentro l’astrazione della parola, senza perderla.
La poesia non deve diventare mai un discorso, mai un ragionamento, mai una tesi da dimostrare. E soprattutto deve essere breve.
Perché la brevità è il segno del divino, il tempo, invece, è la condizione dell’uomo.
Che debba esserci un rapporto di esclusione tra emozioni e tempo, lo si può constatare anche nel rapporto tra infanzia e tempo.
L’infanzia è il periodo della vita in cui le emozioni sono quasi tutto quello che abbiamo per reagire al mondo; e nell’infanzia noi non abbiamo ancora esperienza del tempo. L’esperienza del tempo comincia a manifestarsi in gioventù, in coincidenza con il passaggio dalla fase emotiva a quella “razionale” della nostra esistenza.
Più è forte l’emozione, meno esiste il tempo, e viceversa.
Per quanto si voglia fare credere che la nostra ragione abbia una natura diversa dalle nostre emozioni (sarebbero addirittura in contraddizione!) bisogna riconoscere la continuità tra le due modalità di sperimentare il mondo.
Perché ognuno di noi rende “logico”, “razionale”, il mondo, partendo da una emozione fondamentale; non possiamo fare diversamente:” ogni pensare essenziale richiede che i suoi pensieri ricevano l’impronta dallo stato d’animo fondamentale. Se manca lo stato d’animo fondamentale, tutto non è che un artificioso strepitio di concetti e di parole vuote” (Heidegger).
E questo stato d’animo fondamentale, è quello più vicino alla poesia: ”ogni atteggiamento essenziale e ogni azione dell’uomo storico vibrano in uno stato d’animo fondamentale. L’azione più decisiva dell’uomo storico è il suo poetare” (Heidegger).
Perché quando viviamo una forte emozione il tempo scompare?
E perché,invece, quando il tempo è vuoto di emozioni, sembra non finire mai?
Perché noi cerchiamo in tutti i modi di nasconderci che siamo dentro il tempo: con il lavoro, con il divertimento e con tutte quelle occupazioni che ci costringono ad uno scopo, ad un qualunque scopo; pur di non “sentire” la presenza del tempo?
Forse perché quando riusciamo a dare una “direzione-motivazione” al tempo, non ci accorgiamo di essere nel tempo, e possiamo così far finta di non dover morire.
L’emozione è fondamentale per vivere, ma non servono emozioni-surrogato in vendita sulle bancarelle dei mercati. Non servono quelle pubblicizzate delle televisioni o sui giornali. La vera, unica, profonda emozione è quella dell’amore; ma occorre dedicare all’amore tutta la nostra breve vita, non solo il fine settimana. Occorre che l’amore sia il nostro chiodo fisso, non solo il nostro contributo al sesso.
Il vero amore è eterno non solo perché dovrebbe impegnarci tutta la nostra vita, ma perché genera una emozione che ti sottrae al tempo: ed è proprio questo l’eterno.
Tino Di Cicco