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Recensione di “Aggredior Virus” di Claudio Comandini su I Fatti Capitali

Da www.ifatticapitali.it:

“Aggredior Virus – I migliori giorni della nostra vita” di Claudio Comandini (Edizioni Mondo Nuovo) è un saggio dal linguaggio tagliente e insieme dallo stile poetico. Dal trauma della pandemia che ci ha travolti, Claudio Comandini tira fuori un saggio lucido e imponente, una visione dell’Occidente moderno, delle sue contraddizioni e disillusioni. Quell’Occidente che, pensandosi emancipato dalla natura, viene investito dallo choc del microbo che ferma l’umanità, interrompe la produzione, blocca la libera schiavitù del consumare (!). Comandini recepisce il paradosso ma anche una sorta di meraviglia per questo microrganismo che compie l’inaudito: sospendere l’affanno umano.


L’autore stesso ci dice che “La frase del sottotitolo, contenuta nel primo capitolo, è un’iperbole che serve a sdrammatizzare la tensione vissuta con la pandemia nella prospettiva di un cambiamento possibile e a sua volta problematico, assolutamente da non schiacciare su un’ottimismo facilone ma da valutare nelle implicazioni politiche. Il titolo riporta la parola virus al latino e suggerisce il metodo di aggredire il virus da diverse prospettive. La questione dell’infodemia, messa in stretto rapporto con il contagio, è cruciale; decisivo l’approccio filosofico che tende a cogliere in pensiero implicito del presente riallacciando tra loro voci e questioni; tra le nozioni chiave, quella di corpo, declinata in vari modi”.

L’entità virus compie il suo viaggio dalle fiere del Rinascimento fino al mercato di Wuhan, da quando Girolamo Fracastoro supponeva che un’infezione fosse dovuta ad esseri viventi microscopici «grazie alla simpatia e all’antipatia che lega tra loro tutte le cose», fino alle dichiarazioni OMS nel millennio ipertecnologico e globalizzato. Dal caos di tamponi, mascherine, vaccini sperimentali, no vax, test sierologici, Comandini non si fa confondere e riesce a tenere le fila delle ragioni di tutti gli attori in campo, dando sempre un respiro spirituale, quasi ultamondano, agli avvenimenti. Sull’origine artificiale o naturale del Sars-coV-2, tra la paranoia dei complottisti e la certificazione di ufficialità ad ogni costo, sceglie di pagare il prezzo del pensiero e dell’ipotesi senza certezza.

Aggredior Virus ci trasporta in una fascinazione inquietante quando ci avverte che i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse sono già tra noi: epidemia ovvio, carestia eccola, morte che in realtà è un cavaliere sempre presente e guerra; perché il virus anche se nemico comune non cambia la natura umana della rivalità e della paura, anzi le radicalizza nella sventura. In questo testo non sfuggono i legami temporali e le sincronicità, la pandemia cade infatti nell’anno in cui il Papa ha cambiato il Padre Nostro: seduzione esoterica e  attendibilità di laboratorio si mescolano. Nei giorni della Pasqua la Terra, vive una rinascita ecologica e metaforica e può tirare un sospiro di sollievo dalla nostra ingrata e nefasta presenza. Comandini non collega eventi e suggestioni anche apparentemente lontane perché imbevuto di una qualche superstizione (come crede magari il “sempliciotto transumanista”) ma perché l’esistenza è connessione ontologica per mezzo di simboli. L’autore scopre anche la misura sconfinata dell’incanto, cogliendo in modo lirico i significati simbolici di un pontefice che cammina come l’ultimo dei pellegrini verso il Crocifisso miracoloso di San Marcello. Nuova sindrome, stessi rituali.

Il saggio, seppur di natura filosofica, non trascura l’aspetto economico, i Coronabond e la diatriba MES, nella partita politica che si gioca dietro questa crisi mondiale. Affronta la questione tagli alla sanità e  mancanza di posti letto che contribuiscono a determinare in realtà il tasso di mortalità del Covid-19. Per quanto riguarda le celebrazioni mediatiche, chi è filosoficamente corretto non ha bisogno di doverlo essere nel galateo terminologico e così può respingere la vulgata dei “medici eroi” che si è rivelata una definizione criminale per legittimare una strage di categoria. Il saggio si muove quindi con disinvoltura dalla dimensione scientifica della pandemia (salto di specie, zoonosi, profilassi…) alla dimensione simbolica (ma non per questo solo letteraria) di ciò che sta accadendo, quasi reintegrandole come non era più accaduto nella storia recente. Si sofferma sulla questione del rito funebre mancato, rito che per Comandini non ha solo un valore antropologico di mera funzione di coesione sociale, ma possiede una rilevanza ontologicamente sacra. Il culmine speculativo nel capitolo conclusivo, dedicato al discorso sulla teodicea, sul perché del male, l’interrogativo filosofico e religioso massimo a cui l’uomo trova consolazioni e dottine dalla logica efficace ma del quale in fondo non accoglie il senso.

Comandini si addentra in un raffinato studio cabalistico del male; qualsiasi sia lo spillover oggi, dobbiamo tornare allo Tzimtzum originario e al residuo infradivino per interpretare ciò che ci accade ogni qual volta facciamo esperienza del dolore. In questo libro troviamo il gusto della complessità che scarseggia nei dibattiti di oggi, ma più di tutto troviamo la capacità dell’autore di analizzare eventi presenti con una solennità storica che richiederebbe un distacco di secoli. Nell’ “infodemia dilagante” l’autore si raccoglie: prende il tempo della concentrazione, il lusso della profondità, si assume il compito dell’analisi. L’impegno di chiedersi senza ingenuità se questa Babele virale può essere Nuovo Mondo.

Fonte: https://www.ifatticapitali.it/aggredior-virus-i-migliori-giorni-della-nostra-vita/

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