“Per sfuggire alle persecuzioni da parte dei cristiani, i maghi e gli incantatori crearono una frattura nella realtà dove tutti i perseguitati sarebbero stati finalmente al sicuro. Un luogo nel quale, da secoli, i templari sopravvissuti alla caduta del loro ordine cercano di penetrare per portare sui pagani la giusta vendetta di Dio. […]
Con la sua penna, Di Virgilio ci trasporta in un’Europa alternativa, popolata da tribù in guerra e percorsa da Galador, l’ultimo degli stregoni.
Nel 2024 un’improvvisa frattura nel velo, indebolitosi con il passare dei secoli, permetterà il passaggio tra i mondi a quattro ragazzi inglesi: Adrian, Rednic, Serena e Luna. Tra colpi di scena e strani eventi mistici, i protagonisti dovranno lottare per tenere in vita quel mondo, minacciato da un’incursione dei Templari e dalla nascita di un misterioso bambino che, stando a un’antica profezia, dovrebbe ripristinare la separazione tra le realtà. L’idea di usare due caratteri grafici differenti, per distinguere ciò che accade dai due lati del velo, è senz’altro ben riuscita, così come è interessante, per quanto non originalissima, la scelta di intestare i capitoli ai vari personaggi, variando di volta in volta il punto di vista della narrazione e creando, così, un romanzo corale.
Dalla lettura di questo romanzo emergono chiaramente innumerevoli influssi, letterari e non, della cultura popolare contemporanea, a partire dall’ormai classico Trono di Spade, passando per la saga di Assassin’s Creed (nella visione dell’ordine templare), a quella di Il Signore degli Anelli (soprattutto per quanto riguarda la figura e le vicende che coinvolgono l’anziano e saggio Galador, ultimo degli stregoni), fino ai cicli di Shannara (con il suo divieto) e della Torre Nera (molto simile alla torre dell’Archepàntos che dà il titolo alla trilogia).
Il testo riunisce caratteristiche proprie di ognuna di queste saghe, rielaborando in modo vivace e interessante quelli che sono ormai i moderni pilastri della cultura di genere.
Sebbene con qualche imperfezione nell’editing, il testo risulta scorrere piacevolmente e la narrazione è quasi sempre fluida. Si notano, tuttavia, delle difficoltà nella caratterizzazione e nella differenziazione dei personaggi – specialmente per quanto riguarda il linguaggio – che dovrebbero provenire da luoghi molto diversi e lontani tra loro. Si tratta, probabilmente, di una difficoltà legata al grandissimo numero di ruoli, alcuni dei quali sarebbero state delle ottime spalle. Quella che, invece, risulta estremamente convincente e ben elaborata è la costruzione del mondo oltre il velo, che rappresenta un tentativo molto ben riuscito di un diverso sviluppo culturale per tribù che prendono origine dagli antichi Romani, Bizantini, Ottomani e popoli del Nord Europa.”
Fonte: www.universofantasy.it, recensione a cura di Francesco Lodato