In Italia sono “leghisti” in molti; anche quelli che non votano Lega.
Sono “leghisti” i Cinque Stelle; lo sono nel linguaggio ( non tutti per la verità), per la semplificazione del messaggio e per la denigrazione dell’avversario. Sono “leghisti” gli antirenziani: pronti a toglierti il saluto, se cerchi di ragionare, di capire. Sono “leghisti” molti giornalisti che vivono dentro le televisioni: attaccano tutti, ma non esprimono mai per quale idea del mondo si battono loro (forse perché non si battono per una idea del mondo, ma solo per dimostrare quanto sono intelligenti).
Sono “leghisti” i parenti dei ricoverati, quando insultano i medici perché il familiare non è guarito nei tempi dei loro desideri.
Sono leghisti i genitori dei ragazzi contro i professori, quando i voti non corrispondono alle loro illusioni.
Per non parlare del calcio : molti tifosi erano “leghisti” ancora prima della nascita della Lega, e lo sono ancora di più adesso; adesso che la “morale” della curva sud è diventata l’etica di tutta la nostra comunità.
Se tutta la società è “leghista”, perché meravigliarsi se Salvini è il più votato dagli italiani?
“Ognuno riconosce i suoi” diceva Montale, e i drammatici processi generati dalla globalizzazione, rendono ancora più importante riconoscere i “suoi”.
Perché ri-conoscersi, identificarsi in qualcosa, in qualcuno, è uno dei bisogni fondamentali dell’uomo (“siamo nati per identificarci”. S. Weil).
Ma con chi ri-conoscersi, con cosa identificarsi, se tutto cambia velocemente intorno a noi ? Chi o cosa può aiutare quella stabilizzazione del caos che noi siamo, senza la quale è impossibile vivere?
Un tempo c’era Dio, la Patria, l’ideale, a dare “eternità” al mondo. E quell’”eternità” in cui era possibile ri-conoscersi rendeva stabile la realtà,rendeva stabile l’Io, perché solo ri-conoscendosi in qualcosa di “permanente”che noi non siamo, è possibile costruire la propria identità. Senza un “trascendente” che stabilizza, l’uomo è in balia dei venti; perché “non c’è nulla di più informe della sostanza delle menti, se la si separa da Dio” ( Malebranche).
Per questo la società oggi è “fluida”, perché non è più ancorata a niente che “trascende” l’uomo. E quando l’uomo non è più ancorato a qualcosa che lo “trascende”, diventa come una banderuola. L’ultima news decide la sua “fede”.
Se non abbiamo più niente che trascendendoci sappia guidare la nostra e-ducazione, il nostro processo di crescita, dovremo accontentarci di quello che passa il mercato degli uomini.
E chi dentro questo mercato più ci somiglia, chi più enfatizza le nostre caratteristiche, i nostri bisogni, le nostre paure, più viene assunto dagli uomini come rappresentante del Bene.
Quel bene che un tempo gli uomini cercavano oltre loro stessi: nell’ideale o nel cielo, e che adesso debbono accontentarsi di trovarlo nel peggiore di noi. Perché trovare nella spazzatura il referente cui identificarsi, ci risolve molti problemi : non ci impegna in un processo di crescita, e soprattutto sembra dare un senso a bassissimo prezzo al vuoto che siamo.
Ma se l’uomo non trascende se stesso, non può realizzarsi; non può dare “realtà” alla scintilla “divina” nascosta dentro noi. E senza quella realizzazione siamo costretti a inseguire il demagogo di turno, senza speranza.
Il bisogno identitario è importante per vivere, ma questa esigenza non può realizzarsi attraverso altri uomini, ma solo con una tensione che ci spinge al di là degli uomini. E nel trascendente troveremo una identità senza identità, perché lì scopriremo che tutti siamo uguali a tutti. Lì scopriremo che io sono io solo per la carta di identità, non per la realtà.
Tino Di Cicco