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Anna de Antoni, Un altro giorno ancora…con te, Recensione di Candeloro Forestieri

Anna de Antoni

Un altro giorno ancora… con te

Edizioni Mondo Nuovo, “Nuova Babele 8”, Pag. 188, Euro 15,00

Con il libro intitolato “Un altro giorno ancora……con te”  la scrittrice, Anna De Antoni, ci ammette alla partecipazione dei ricordi dei suoi momenti più significativi vissuti con Nicola Salvatorelli, del quale è stata prima fidanzata, per lungo tempo, e poi moglie, per brevissimo tempo.

Non si tratta di ricordi svelati solo a pochi intimi o solo agli amici, ma a tutti, atteso che in essi ci sono cose che testimoniano il senso di vita prescelto da loro, attraverso i valori seguiti, i comportamenti avuti e le scelte fatte. 

Ricordi che, ad un lettore superficiale, potrebbero apparire slegati tra di loro come perle di una collana, ossia di qualcosa di circolare e di molteplice, ma che, in realtà, sono molto legati tra di loro proprio come una ghirlanda, come qualcosa di circolare, di molteplice e di intrecciato. Ecco perché il libro si lascia leggere iniziando da uno qualsiasi dei ricordi raccontati.

 “Il fil rouge” di essi è l’amore provato e non ancora esaurito che l’autrice ha nutrito e nutre, tuttora, per il soggetto grammaticale del suo libro: Nicola Salvatorelli, il quale, ancora oggi, seppure sotto forma di tanti ricordi, esercita su di lei, al presente, quella stessa “forza attrattiva” che esercitava da vivo.

Nonostante ciò, però, l’autrice si guarda bene dal parteciparci, apertis verbis, se sono i ricordi ad inseguirla o se è lei ad inseguirli, anche se, trattandosi per la maggior parte dei ricordi di momenti felici, c’è da supporre che sia più lei ad inseguirli che non ad esserne inseguita.

Oltre a ciò, è curioso notare  come la biografia di Nicola Salvatorelli non sia affatto “storica”, non tenda alla ricostruzione di avvenimenti, sentimenti, sensazioni, emozioni e impressioni in dinamico divenire, come da una lettura poco attenta potrebbe sembrare, quanto piuttosto statica, descrittiva, fissata in un eterno presente.

La scrittrice, infatti, muove le articolazioni dei suoi ricordi all’interno di una memoria, che non è affatto la somma di passato, presente e futuro, ma di una memoria che è presente del passato (il ricordo), presente del presente (il prestare attenzione a qualcosa) e presente del futuro (l’attesa).

Per la scrittrice il tempo, come per sant’Agostino, è “distensio animi”, un distendersi dell’anima in cui i tre “presenti”: eventi passati, presenti e futuri sono presenti nella sua anima non come cose nel loro trascorrere, ma come affezioni che sono lasciate da esse e che permangono nella sua anima anche quando sono trascorse.

Il libro sembra essere un vero processo di agnizione: riconoscere la grandezza del suo soggetto grammaticale, la profondità dell’amore, inteso come soggetto logico di tutto il libro, e lo sconfinato potere del ricordo.

E questo “riconoscere” trova la sua motivazione nella certezza, e non nell’illusione, che tutti siano in qualche modo partecipi e consapevoli dell’esistenza del proprio soggetto grammaticale, del proprio amore e dei propri ricordi e che la tendenza verso di essi sia radicata naturalmente nella persona e costituisca anzi uno degli aspetti più profondi della sua struttura psichica.

In breve, la memoria dei ricordi della scrittrice sembra volerci dire: “la mia anima possiede quasi per natura la capacità di esaltarsi davanti al mio soggetto grammaticale, al mio amore e ai miei ricordi”.   

Candeloro Forestieri

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