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La diva cattolica – recensione su Studi Cattolici

“LA DIVA CATTOLICA”:

Recensione di Claudio Barbati sulla rivista Studi Cattolici

La copertina della rivista

“Tra malmostosità intellettuale e scontrosità irrefrenata, ogni notizia o evento offre il destro per una mise en abyme di vezzi e discrasie della battaglia politico-culturale. Sono pagine in punta di fioretto, e non potrebbero recare altra firma che quella di Franco Palmieri.”

Confesso un mio limite: non riesco a leggere il Franco Palmieri narratore senza scordarmi del Palmieri spigolatore e polemista delle «Porte girevoli» che scintillano in fondo a questa rivista. E invece l’ultimo romanzo del nostro meriterebbe un’attenzione impregiudicata, almeno pari al distacco con cui l’autore segue le vicende di Anna, cattolica avvenente, divenuta volto chiave di un’emittente umbro-laziale e poi «concupita» (è il caso di dire) dai grossi network privati per un balzo di celebrità tutt’altro che spregevole. Affascinante, colta, ben formata dalla sua vita in parrocchia, Anna è osservata dall’infanzia alla maturità e al successo mediatico, nella sua contesa bellezza e nella sua inscalfita sanità, nella sua femminilità segreta e fino all’incompiuto matrimonio con Valerio.

«Ideali, limiti e tabù nella cronaca di una educazione» interloquisce – senza troppa necessità – il sottotitolo del romanzo. E l’impasto fra racconto di invenzione e apologo contemporaneo appare subito evidente, la griffe del narratore-polemista torna subito in vigore.  Un passo esemplare di questo pamphlet in forma di romanzo è costituito appunto dal colloquio (diciotto pagine fitte di dialogo) fra la protagonista e il proprietario-manager delle tre reti televisive. Tra malmostosità intellettuale e scontrosità irrefrenata, ogni notizia o evento offre il destro per una mise en abyme di vezzi e discrasie della battaglia politico-culturale. Sono pagine in punta di fioretto, e non potrebbero recare altra firma che quella di Franco Palmieri.

Dove invece dissentiamo dall’autore è nelle pagine dedicate alla disgrazia di Valerio, al suo destino increscioso e prima ancora alla sua infelice intesa sessuale con la bella consorte. Qui la resa spietata delle situazioni supera culmini non sofferibili, neanche da chi sia consapevole della centralità del tema. E la prosa del narratore pare affastellarsi invano, per far fronte allo squallore. A Palmieri siamo grati, comunque, per la densità di questo nuovo racconto, ambientato fra Roma, la Tuscia e la Val d’Orcia, terre ovviamente carissime all’autore e ritratte con gioia e grazia evidenti.

Nel bene e nel male, la sua «eroina» (la parola scatenerà l’ironia dell’autore) sembra fatta per vivere a lungo nella memoria.

Fonte: Recensione di Claudio Barbati, nella sezione “Libri & libri” del periodico Studi Cattolici n. 722 (aprile 2021), pp. 311-312

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